Vige un insostenibile silenzio, è ora di guardare i miei pensieri,
devo sentirli, percepirli, devo essere in grado di parlarci, ho necessità
di capire.
Quel viaggio è stato strano, lo definirei uno di quei viaggi
dentro e fuori…
In alcuni momenti non esisteva nulla, se non quella sofferenza, che
pesante si scagliava su di me, a volte era talmente insostenibile, che
le mie guance si bagnavano e in bocca, non avevo altro che quel gusto
salato, strano, ma piacevole.
Lo guardavo, e molto lo avevo già visto, anzi vissuto, era come
se ora, su quel palcoscenico, dove un tempo erano le mie emozioni a
prendere vita, qualcun altro prendeva forma.
Da quel palcoscenico sarei voluta scendere, scegliendo, volevo vivermi
in libertà quei gradini e respirare quell’attimo, e invece
mi sono ritrovata scaraventata in prima fila, quando il primo atto era
già in scena. Il silenzio è stato mio complice e mio nemico,
è stato per me rifugio e devastazione, è stato tutto e
niente.
Ho attraversato le frontiere, ho camminato su quelle strade, ho guardato
occhi diversi, ho ascoltato…
i loro suoni, ma nonostante QUEL TUTTO, sono rimasta prigioniera dei
miei pensieri. La “non curiosità” mi portava a percorrere
quei vicoli con indifferenza, senza vita, senza anima. Solo in alcuni
attimi ho saputo godere di quella magia che mi avvolgeva, ho ascoltato
quella musica celestiale e quelle risate mi hanno catturato, ma non
ho saputo aprire le mie ali, ero pesante e incapace di far entrare dentro
me quel mondo, sono rimasta distaccata quel tanto che basta per impedire
a quel posto di prendere vita… Ancora una volta qualcuno ha avuto
la capacità di portare lontano da me, il mio pensiero, e con
difficoltà zero, ecco che nella mia testolina avevo il suo.
Mi ha detto ”non era giusto parlarne, tutto era così prepotentemente
evidente, insomma con quel silenzio… avevo detto tutto”.
Purtroppo il silenzio nasconde TUTTI i significati, e TUTTI talmente
evidenti che è difficile capire… interpretare, solo quando
scopri che la prospettiva è diametralmente opposta, solo allora
potrai interpretare il tutto, capovolgendo la tua visione e come per
magia ecco qua che appare la soluzione!!!
Sicuramente posso dire di essere entrata nel VIVO della situazione,
sarei voluta volentieri uscire, ma avrei dovuto sfondare quell’insostenibile
barriera, o spaccargli la faccia (... la seconda che ho detto!!!), ma
ero troppo spiazzata, troppo delusa, troppo stanca o forse TROPPO POCA,
questo è il mio reale problema… Lui è un bastardo.
Ok! Ma non posso continuare a chiedermi il perché.
La sua vita gli appartiene, la gestisce lui, lui fa le sue scelte.
IO dovrei preoccuparmi di fare le mie!!! Non quelle fatte di effimera
apparenza che scagliate contro qualcuno si dissolvono, vorrei fossero,
decise, mirate e pesanti per chi si trova a combatterle.
Il problema non è lui, non lo è mai stato, il problema
è in me e in QUELLO che VOGLIO!!!
Tante volte ho detto “dovrei, farei…” ma sono ancora
poche le volte che ho guardato in faccia il mio “ho fatto”,
ed è questa la cosa più pesante.
Sbattere contro qualcosa di così duro e così freddo, e
sopravvivere attribuendo agli altri la colpa di tutto, nascondendomi
dietro il dolore mi aggrappo a quella sensazione nauseante: la sofferenza!!!
Stare male e stare bene sono due vissuti antipodi, il limite tra essi
è netto, evidente, eppure in me a volte tutto si confonde. Quest’altalena,
che per alcuni potrebbe rappresentare la chiave del mondo, per me rappresenta
quello che non sono, o meglio quello che non so essere. Forse il mio
non saper essere rappresenta il punto di partenza, il punto di arrivo?
Voglio arrivarci vivendo… Immagino già la scena: io sorridendo
e scuotendo la testa gli vado incontro dicendo…”Ah! Questo
è…”
Dire questo per me è possibile perché il possibile è
il non già fatto…