A volte capita, che un concerto diventi qualcosa di cosi particolare
da trasmetterti sensazioni che non siano solo una pura libertà
di ascolto di brani conosciuti e reinterpretati in una veste live.
Dopo un intenso periodo di lavoro mi ero dedicata alla fuga mentale
e fisica presso la mia Nico adorata, a Venezia. Come al solito l’avevo
ritrovata vulcanica e piena di risorse… cosi, neanche il tempo
di lasciare i bagagli che già mi prospetta un’oretta in
“pandola”, lei, io e la Maria Elena, (una ragazza deliziosa
che sintetizza non so quanti continenti dato che tra le tante influenze
genitoriali vanta caratteri cinesi, peruviani, greci e di non so quale
altro luogo… praticamente l’anti-razzismo personificato)
per raggiungere un locale di Bassano del Grappa, La Gabbia, dove avremmo
visto Steve Adler, batterista storico dei Guns ‘nd roses con una
nuova band.
Il locale, nulla di eccezionale, carino, piccolo, ma molto confidenziale,
dalla porta già si sentiva un suono strano, una sorta di versione
delle Hole in veste veneta… ci accomodiamo, diamo un’occhiata
alla gente riunita per l’occasione e ci aspettiamo di goderci
lo spettacolo. Non amo particolarmente i Guns, ma mi piace l’idea
di stare li e poi la Nico continua a parlarmi di un tale Keri Kelli,
che ha conosciuto per vie traverse… e che da come mi risulta pare
proprio esser la perfetta incarnazione dei caratteri che a me piacciono
in un uomo… mi basta poco a scoprire che è proprio cosi,
la musica prende la piega giusta, entra in scena Adler, alla batteria,
“forte”, penso, “ha proprio l’espressione bonaria
tipica dei batteristi… e già, sta categoria non si smentisce
mai”… secondo me i batteristi sono tra gli esseri più
felici sulla faccia della terra… ma ecco che una chioma nera con
strane striature bionde china sulla chitarra come una creatura agitata
da una rovente scarica di adrenalina attira tutta la mia attenzione…
da qui nulla sarà più come prima.
Razionale, salgo su una sorta di muretto per guardare meglio…
lo vedo, è lui, è perfetto, sento che devo avvicinarmi,
le mie pupille non faranno altro che calamitarsi di continuo ipnotizzate
da quella figura magra, femminea, equilibrata nella propria interezza,
armoniosa, mentre pare avvolgere la chitarra con un’animale simbiosi.
Non so come, perdo le mie amiche e mi ritrovo in prima fila, persa per
questa creatura cosi totale, è lui, è quel Keri Kelli
di cui la Nico mi ha accennato qualcosa… cerco di ricordare quello
che di lui mi ha detto, ma nulla, sono cosi rapita da ciò che
emana, che non oso dar spago ai miei pensieri. Sono li, in prima fila,
avvolta da un gruppo di totali sconosciuti che mi toccano, mi sconfinano
la pelle, a volte mi spingono, a volte mi abbracciano, ma io sono già
altrove. Tutti si muovono, tutti ballano, ma io sono lontana, rapita
dalle movenze orgasmiche tipiche di chi non solo sente musica, ma soprattutto
osa viverla senza riserve, dandosi talmente tutto se stesso a lei, da
aver bisogno di perdere completamente il controllo di se… forse
Keri mi sente, non lo so, fatto sta che mi si avvicina sempre più,
riesco a toccarlo, sento uno strano fluido intercorrere tra le mie dita
e le sue mani. Continuo a sfiorargli dolcemente la mano mentre impavido
tocca gli accordi della musica celestiale che m’attraversa l’anima…
amo le chitarre cosi forti e calde, che sembrano esser messe li ad indirizzare
la via di miei pensieri, giù, lungo non so quale tunnel, che
droga signori, sento le mie vene riempirsi di cielo, mentre Keri, resta
li, a farsi toccare da me… anche altri ragazzi cercano di toccarlo
e sovrastano la mia mano, sento il loro corpo sudato sopra di me, il
calore nelle mani pare riscaldare tutta la strana aria che si respira,
c’è una comunione sconosciuta, lascio la mano di Keri,
continuo a toccarlo, lui prosegue a suonare non so quale brano, la mia
mano scende e gioca con la sagoma perfetta della sua chitarra, lui pare
compiaciuto, come se le mie dita curiose arrivassero dirette alla sua
epidermide. Sento forte questa sensibilità attraverso la chitarra.
Mi guarda negli occhi e mi fa un cenno, forse ha sentito anche lui qualcosa,
spalanco gli occhi, cercando di trasmettergli con lo sguardo un sintetico
ringraziamento per l’estasi che la sua strana presenza ha permesso
mi invadesse l’anima, mi ritrovo scarica, come se avessi avuto
il più intenso degli orgasmi. La musica sa accentuare le sensazioni,
le potenzia come la più tenera delle droghe… in grado di
aprirti i varchi della coscienza e dell’anima insieme. Esco esausta
eppur adrenalinica, dopo il concerto fermo Adler, gli chiedo di Keri…